PESCOCOSTANZO
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PESCOCOSTANZO
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ROBERTO di JULLO
nato a Forlì del Sannio nel 1945;
Roberto di JULLO, professore di disegno, pittore, incisore e scenografo, ha trascorso dal 1947 al 1963 a S. Pietro Avellana (IS) e si è diplomato all’Istituto Statale d’Arte di Isernia. Ha frequentato corsi di scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli e Roma. Tra il 1964 e il 1966 a Roma, ha lavorato su composizioni scenografiche per il teatro d’avanguardia. Nel 1966 si stabilisce a Roma, dove partecipa a vari eventi artistici e culturali, inclusa la realizzazione di scenografie per il Festival di Spoleto del 1967.
Per oltre dieci anni, è stato collaboratore della RAI-TV come disegnatore per il Telegiornale. Ha anche esplorato la grafica pubblicitaria, diventando art-director di due società romane. Nel 1967 decide di dedicarsi completamente alla ricerca grafico-pittorica, esponendo le sue opere in Italia e all’estero, inclusi Tunis, Algeri, Atene, Rabat e Salonicco.
Ha insegnato presso la Scuola di Palazzo Rivaldi di Roma, collaborando con noti maestri dell’arte contemporanea. Nella sua arte, si concentra sul tema equestre e sulla figura femminile, portandola a una stilizzazione concettuale. Utilizza diverse tecniche come olio su tela e fondo oro, smalti, inchiostro, pastelli, incisioni, acquerelli e tempere.
Vive e lavora a Pescocostanzo (AQ) nello studio storico ‘Palazzetto Mosca’, e ha un altro studio d’arte a Roma nel Rione Monti, famoso per i suoi marmi pregiati.
Ritratto a parole di
ROBERTO DI JULLO
un pennello e una mattia
donati al mio paese nativo
Mi piacerà parlare in particolare, più avanti, dell’ultimo ciclo – ancora aperto – delle interpretazioni che dobbiamo al suo pennello e alla sua matita, perché l’artista ha rivelato, di recente, altre sensibilità, altre capacità di sentire il suo rapporto con le cose, rispetto al suo precedente profondo legame con il mondo degli esseri animati. Ma ora devo parlare del più ampio antefatto a questo nuovo capitolo.
Roberto Di Julio si è formato lungo il cammino che lo ha portato dalle montagne del suo Molise a Napoli e a Roma. Qui ha da tempo il suo primo atelier, nelle vie tra il rione Monti e l’Esquilino. Ma forse l’ambiente che lo ha messo a contatto più diretto con il mondo delle forme viventi è l’altro suo luogo di vita, Pescocostanzo, a un passo dalla Maiella. Notissimo centro di cultura artistica dal Rinascimento all’Ottocento, ma anche teatro della natura. Qui, nei declivi e sugli altipiani, gli animali al pascolo sono un elemento dominante. Sono decenni che Roberto di Julio trasferisce sulle tele e sui cartoni lo sforzo muscolare che si manifesta nei corpi umani (donne che trascinano a riva barche e reti da pesca) e, soprattutto, in quelli dell’animale da lui più amato: il cavallo nella corsa più sfrenata. È stato ed è questo il suo tema preferito, che si rinnova di opera in opera, con tutte le variazioni possibili. Il collo proteso ora verso l’alto, ora verso una meta invisibile, ora in una torsione che rivela lo spasimo. Passare davanti al portoncino (bel lavoro in pietra degli scalpellini locali) del suo studio nel palazzetto Mosca porta quasi a veder sporgere le teste e le criniere dei suoi cavalli in corsa.
Ma da un paio d’anni Roberto ha portato alla luce un’altra manifestazione del suo estro artistico. Cambiando tecnica, affidandosi soprattutto al segno nero della sua matita grassa, ha catturato immagini dalle opere in ferro battuto e in pietra che popolano l’ambiente del suo secondo luogo di vita e di lavoro. Lo straordinario, inimitabile, gigantesco coronamento del cancello in ferro battuto – esistente nella Collegiata di Pescocostanzo, proprio alle spalle del palazzetto Mosca – pieno di forme animalesche, opera del fabbro pescolano Sante di Rocco, vissuto alla fine del Seicento, vero stregone della fucina e del martello, non poteva non accendere la fantasia anche del pittore delle forme viventi. Ed ecco la serie, in corso di formazione di stagione in stagione, dei singoli pezzi di quella composizione riproposti sulle ruvide carte delle sue tavole: draghi, delfini, demoni con occhi sbarrati e putti carnosi e, nelle fasce più alte, angeli che volano verso il simbolo dell’Eucaristia. L’opera del fabbro, tratta dalle estrose grottesche di un disegnatore veneziano del ‘500, guidata da una ricomposizione dovuta all’architetto pescolano Norberto Cicco, torna così a produrre nuove vibrazioni sui cavalletti e alle pareti dello studio pescolano del nostro artista. In compagnia di altre immagini strappate, queste volta, dalle sculture che balzano dai portali, dai cornicioni, dalle strutture portanti delle fontane. Ed ecco di nuovo i cavalli: i due scalpitanti cavalli della fontana maggiore, coeva del grande cancello.
Ora sappiamo meglio che cosa guarda e sente il nostro artista quando nei mesi tiepidi o caldi s’inoltra, solitario, nella vasta pianura erbosa ai piedi dell’abitato, al richiamo, io credo, dei nitriti, o quando s’introduce nella penombra delle nostre chiese o quando, intabarrato nei giorni freddissimi di queste quote (1400 m s.l.m), sosta a un angolo di strada, puntando l’occhio davanti alle sporgenze della pietra, magari sotto la coltre della neve che le copre e la rigonfia.
Francesco Sabatini
Premio Internazionale d’Angiò 2016 a Roberto di Jullo
Definito il pittore dei cavalli, Roberto di Jullo, ha ottenuto un riconoscimento di spiccato valore internazionale nella sezione Arte nella Creatività, Pittura e Scultura del Premio D’Angiò 2016, alla sua undicesima edizione.
Il Premio dal carattere storico, culturale, artistico, sociale ispirato all’evento medievale della Battaglia di Tagliacozzo presso Scurcola Marsicana in provincia dell’Aquila (Inferno-Canto XXVIII) è dedicato a personaggi, istituzioni, associazioni meritevoli di riconoscimenti nazionali e internazionali in vari campi della società nei quali hanno operato e contribuito “alla crescita, allo sviluppo e all’immagine del nostro paese”. Di Jullo ha ritirato il Premio insieme con Sergio Zavoli, Andrea Pancani, Rodolfo Baldini, Vanessa Gravina, Teodoro Valente, Martufello, Alessandro Vocalelli, Andrea Morricone, Fabrizio Frizzi, Gianluca Menta, Amedeo Goria, Franco Marini, Francesco Palazzo, Antonio Cabrini. L’artista, dallo stile interpretativo e tecnico di personale e di specifica marca estetica e pittorica, interpreta ed esprime il tema dei cavalli quale simbolo e metafora della forza, della bellezza, della gioia vitale, della libertà, dell’eleganza gestuale e formale. I cavalli di Roberto di Jullo sono ritratti sempre e solo senza ferri e finimenti in gesti liberi, armonici, spesso al galoppo con folta criniera e coda affidati al vento. pala della cruscaTra le sue opere più significative, va menzionata la Pala della Crusca realizzata nel 2001 su incarico del professor Francesco Sabatini in occasione della Presidenza di Sabatini dell’Accademia nota e ammirata nel mondo. La cifra stilistica e poetica di Roberto di Jullo si completa e si caratterizza con i temi della natura e dei colori personali che virano sui toni dell’azzurro, del giallo/ grano maturo, del verde inteso e degradante, dei grigi/ marroni della terra, l’ispirazione prende l’incipit dai luoghi dell’infanzia molisana e dai paesaggi abruzzesi/ pescolani che sono i protagonisti per eccellenza delle sue tele dall’ ampia realizzazione e dall’ elevato valore-segno artistico ed espressivo.
Prof. Mario Ascheri – Docente di storia del Diritto
Roberto di JULLO ha intuito la storia profonda di Siena
I cavalli di di JULLO hanno onorato con la loro presenza Siena.
La loro energia, la loro vitalità, la loro bellezza, sono stati un costante stimolo, un modello, un condensato di aspirazioni cui tendere nella storia della città.
Siena non è solo la città che ha la più antica testimonianza scritta di un palio in quel primo Duecento in cui hanno preso una prima forma le nostre città d’arte grazie appunto al gusto collettivo, globale, per il Bello, il Vitale, l’Energico.
E’ anche la città che quel gusto per la corsa dei cavalli ha sempre conservato e sviluppato attraverso i secoli. E ha eccitato altri nel secolo scorso soprattutto a educarsi a quel gusto, a immergersi in un quel piacere paradossale: di gioire per alimentare quella Forza – che Di Jullo sa così bene esprimere – che ‘umanamente’ non ci è consentita!
Una città piccola e debole politicamente per tanto tempo, ma orgogliosa della sua libertà, sublimava la sua debole Fortezza nel culto del cavallo e quella cultura è diventata per essa ‘costituzionale’. C’è stata una grande tradizione bancaria (privata prima che pubblica), una permanente attenzione per le pratiche assistenziali e sociali (Santa Maria della Scala), una variegata ossessione per la Fede, in tutte le sue forme, eremitiche, ‘mendicanti’, grandiose (Pio II), ereticali, con laicismo ltrettanto precoce e sigmolare (Cecco Angiolieri)…
Una storia complicata, sempre uguale e sempre diversa.
Vale anche per il Palio e le Contrade, che si sono trasformati profondamente nel corso dei secoli. Il Palio solo da tre secoli ha forme e regole molto vicine a quelle attuali, e le Contrade attuali non hanno nulla in comune con quelle antiche se non il culto per un sentimento collettivo profondamente radicato: la competizione, la frenesia inarrestabile per la Vittoria con il cavallo, vissuto come una sintesi di valori positivi.
Tra Solidarietà e Competizione si svolge con alti e bassi l’esistenza umana. Ebbene il Cavallo ci aiuta a tutto superare, epperciò è il protagonista della Memoria e del Futuro della grande festa, ma anche della città.
Ora si cercherà di fare anche una Galleria del Palio, custode della Festa e delle sue tradizioni.
Bene. I cavalli ‘storici’, quelli che si riusciranno a documentare come star della Festa saranno giustamente presentissimi, ci si può giurare.
I cavalli creati dagli artisti come Di Jullo sono invece modelli meta-storici, anche quando prendono ispirazione da cavalli che hanno effettuato una o più ‘carriere’. Perciò essi hanno fortuna non solo a Siena. Affascinano per la loro eleganza irresistibile che tutti vorremmo veder trionfare attorno a noi per cui ci rassicurano sulla Durata, sullo Smalto dei miti.
Vincere è solo una potenzialità per un cavallo, non un diritto/obbligo.
Che vinca o meno, che corra o meno, Di Jullo ce lo mostra sempre diverso ma anche sempre ugualmente teso, forte nella sua torsione sempre vitalissima.
Perciò grazie, Maestro, continua ad aiutarci con la tua Bellezza!